Il cigno nero prevede di restare a lungo

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Edizione 11.03.2020 – Il parere dell'economista capo di Raiffeisen

Martin Neff – Economista capo di Raiffeisen
Martin Neff – Economista capo di Raiffeisen

L'inizio della settimana lunedì è stato un giorno senza precedenti per Wallstreet. Solo pochi minuti dopo l'apertura della seduta di borsa l'indice Dow Jones aveva già perso 2000 punti, registrando così una perdita pari al sette percento.

Come se la diffusione della malattia da coronavirus (COVID-19) non bastasse, lunedì anche il prezzo del petrolio è crollato di oltre il 20 percento in seguito all'accesa controversia sulla produzione di petrolio tra Russia e Arabia Saudita, la quale ha reagito aprendo i rubinetti dell'oro nero ed inondando così il mercato. Data la situazione attuale i borsisti non hanno accolto affatto bene questa notizia e di conseguenza si sono precipitati a vendere le azioni in grande stile. Sul mercato obbligazionario i rendimenti hanno risentito delle pressioni. I rendimenti dei titoli di Stato decennali della Confederazione sono scesi sotto l'1 % e i Treasury bond statunitensi a 10 anni allo 0.5%. Al contempo il franco svizzero si è di nuovo apprezzato toccando temporaneamente quota 1.05 euro e pertanto la Banca nazionale svizzera non ha solo dovuto tenersi pronta ad agire, bensì anche intervenire direttamente sul mercato. Adottando così l'ormai noto copione per le crisi degli ultimi anni in versione accelerata per così dire.

 

Colto alla sprovvista

Il mondo è stato colto alla sprovvista dal coronavirus, il quale per i mercati finanziari si è trasformato nell'incarnazione del cigno nero, che non hanno potuto nemmeno scacciare le contrazioni dei corsi assolutamente inaspettate. Inoltre, il virus ora minaccia di innescare una spirale al ribasso in accelerazione, considerato che in questi giorni si è visto palesemente quanto sia mal preparato il mondo a far fronte al virus. Le reazioni dei governi nazionali sono state le più disparate, dal panico in Italia alla frenesia deliberata in Germania fino alla minimizzazione da parte del Presidente Donald Trump negli USA, il quale ha sostenuto fino alla fine che la mortalità è stata sopravvalutata e che il virus sarebbe sparito in un modo o nell'altro nel corso del mese di aprile. Il crollo della borsa ha ora però scosso Trump rendendolo consapevole della necessità di adottare provvedimenti in prima persona e non da parte della banca centrale che cerca di tenere al guinzaglio. In ogni caso, non gli verrà in mente nulla di così intelligente. Anche con il massimo dell'attivismo non riuscirà a sbarazzarsi del virus e di sicuro non serviranno a nulla i suoi slogan vigorosi e i suoi tweet. Alle preoccupazioni nell'attività quotidiana legate alla gestione del coronavirus si aggiungono ora anche veri e propri timori economici. Inoltre, il numero di persone affette dal virus negli USA aumenterà drasticamente nei prossimi giorni, dato che gli Stati Uniti dispongono soltanto adesso dei test necessari e finora non avevano ancora effettuato alcun test sulle persone. Diventa sempre più evidente che il COVID-19 potrebbe stroncare l'economia mondiale. I timori circolano tenacemente sui mercati finanziari, motivo alla base della forte reazione del mercato negli ultimi giorni. Per ora i dati più aggiornati sulla congiuntura riflettono ancora poco la situazione, ma ciò cambierà nelle settimane a venire. Se ampie parti dell'economia si fermano, come avviene per l'appunto in Italia, se la catena di fornitura internazionale si inceppa arenandosi, dato che la Cina non può più rifornire il mondo, se in tutto il pianeta le imprese mandano a casa i propri dipendenti, se le manifestazioni sono cancellate a livello globale e vengono così a mancare i viaggiatori, ciò si ripercuoterà relativamente in fretta anche sulle nude cifre. I dati del primo trimestre 2020 sono attualmente in elaborazione e nell'ottica dell'economia mondiale potrebbero essere i peggiori risultati trimestrali da anni. Pertanto, il cigno nero è qui per restare a lungo e dovremo continuare a farvi fronte anche all'inizio dell'estate. Almeno stando agli studi più recenti i quali ritengono improbabile che la primavera porterà automaticamente a un miglioramento della situazione.

 

Un fenomeno di lunga durata

Bisogna altresì attendersi che già in via preventiva prima della divulgazione delle cifre trimestrali in primavera vi sarà una miriade di revisioni al ribasso da parte degli analisti finanziari. Se questi dati dovessero poi anche essere sottoquotati, si rischiano altre avversità per i corsi. Tutto dipende da quando i mercati avranno – espresso purtroppo in termini molto primitivi – vomitato l'anima. La condizione fondamentale in merito è tuttavia che non giungano sul mercato ulteriori sorprese negative e che non vi siano altri ambiti dell'economia paralizzati (o forzatamente in fermo) a causa dal virus. Nelle prossime settimane il numero di casi resterà costantemente in cima al radar delle preoccupazioni dei mercati e a seconda della situazione e del Paese innescherà speranze o timori. Le regole di base per placare in generale il panico sono le seguenti: una riduzione del numero di casi in Cina, Italia, Iran e Corea del Sud, che sono i Paesi di gran lunga maggiormente colpiti, e al contempo un moderato incremento dei casi negli Stati Uniti. Il tutto si intende con un tasso di mortalità che nel complesso non aumenti. Qualsiasi anche vaga prospettazione di una potenziale svolta in negativo di questa malattia porterebbe invece solo ad ulteriori attacchi di panico, almeno fino a quando i mercati non avranno accettato che il COVID-19 non è un fenomeno temporaneo bensì di lunga durata e che tutti noi dobbiamo imparare a conviverci. Considerato che per quanto possano essere tragici i destini individuali dietro a ogni singolo decesso, sul nostro pianeta esistono molte malattie di gran lunga peggiori, che l'umanità ha imparato da tempo a gestire. Si tratta fonda-mentalmente della paura della novità che semina il panico tra le persone in generale e gli smidollati sui mercati in particolare. Come pure la consapevolezza che non è possibile fermare la diffusione del coronavirus. Non esiste infatti alcuno strumento per farlo. Gli stimoli monetari e fiscali non aiutano, bensì soltanto il tempo. Tempo per accettare la situazione e, quasi dimenticavo, anche un po' più distacco e freddezza.