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Opportunità e rischi per le PMI svizzere: «La burocrazia è un ostacolo all'innovazione»

La Svizzera è una delle nazioni più innovative. Ma burocrazia e carenza di personale specializzato mettono sotto pressione il paese come centro di ricerca e piazza lavorativa. In questa intervista, Philippe Obrist, Responsabile Clientela aziendale presso Raiffeisen Svizzera, valuta opportunità e rischi attuali per le PMI svizzere.

15.07.2025

Signor Obrist, qual è la situazione in Svizzera come centro di ricerca e piazza lavorativa?

La Svizzera è una delle nazioni più innovative al mondo, come si può desumere dal numero di brevetti in rapporto alla popolazione. Un'industria ampiamente diversificata, PMI forti e le virtù tipiche svizzere come la qualità, l'efficienza e la precisione costituiscono la base della Svizzera come piazza lavorativa. Tuttavia, l'elevato livello di competitività della Svizzera è possibile solo grazie al suo sistema di istruzione duale e alle sue università di spicco.

 

Quali opportunità si profilano attualmente per le aziende svizzere, ad esempio in termini di digitalizzazione, intelligenza artificiale o attrattiva della piazza economica?

La digitalizzazione fornisce alle aziende svizzere una forza innovativa ancora maggiore. Un esempio è quello del settore edile: grazie al BIM (Building Information Modelling), è possibile ottimizzare la pianificazione e l'esecuzione di un progetto edilizio, ad esempio in termini di analisi strutturale o di utilizzo degli spazi. L'intelligenza artificiale sta ancora suscitando clamore e in futuro sarà messa alla prova. Però una cosa è chiara: come la digitalizzazione, anche l'IA influenzerà il mondo del lavoro e delle professioni, ma non sostituirà semplicemente la forza lavoro, al contrario. Secondo il Rapporto sulle opportunità 2025, molte aziende prevedono di assumere nuovo personale nel settore dell'IA. In Svizzera manca personale specializzato: la generazione dei boomer sta andando in pensione e non ci sono esperti a sufficienza per colmare questa lacuna.

Philippe Obrist
«L'intelligenza artificiale influenzerà il mondo del lavoro ma non sostituirà la forza lavoro.»

Philippe Obrist

Responsabile Clientela aziendale presso Raiffeisen Svizzera

La carenza di personale specializzato è chiaramente un rischio per le PMI svizzere. Quali altri rischi devono affrontare?

A mio avviso, la burocrazia è la principale minaccia per le PMI, in quanto queste ultime non dispongono delle risorse per affrontare le numerose regolamentazioni. L'obiettivo è centralizzare, uniformare e tutelare, ma tutto ciò è opprimente e ostacola le innovazioni, in particolare per le PMI. Poi c'è il tema del franco svizzero forte: è un rischio per molte aziende, soprattutto per i settori che esportano (rischio di esportazione). Le aziende si vedono sempre più costrette a tagliare i costi per tenere il passo a livello globale. Ma fondamentalmente la globalizzazione porta dei vantaggi. Validi esempi sono la Cina e l'India, che sono riuscite a far uscire dalla povertà ampie fasce di popolazione grazie all'apertura dei loro mercati. Gli accordi di libero scambio globali creano plusvalore per tutti.

 

Per contro, i dazi doganali emersi con Donald Trump rappresentano un problema. 

Oggi i dazi doganali e le tariffe sono utilizzati come strumento di potere per affermare i propri interessi. Le tariffe sono anche una forma di protezionismo. C'è un parallelismo con il dilemma del prigioniero: una persona ne trae beneficio, tutti gli altri no. E l'interesse personale può diventare un boomerang.

 

Di quale reputazione gode la Svizzera sul mercato internazionale?

La qualità svizzera e il marchio «swissmade» hanno un valore enorme sul mercato internazionale. A ciò si aggiunge l'attrattiva della Svizzera come piazza economica. La stabilità giuridica, economica e politica, la popolazione laboriosa e l'elevata qualità di vita attraggono le aziende, come emerge anche dal Rapporto sulle opportunità 2025, in cui 200 CEO si esprimono sulla piazza economica svizzera.

Le PMI sono la colonna portante dell'economia svizzera

Il 99.7% delle aziende svizzere è costituito da PMI con un massimo di 249 collaboratori, per un totale di due terzi di tutti i posti di lavoro. Circa il 77% delle PMI opera nel settore terziario (servizi), circa il 15% nel settore secondario (industria, edilizia) e il resto nel settore primario (agricoltura, silvicoltura, pesca). Le PMI sono un indotto importante per le grandi aziende come l'industria farmaceutica.

Lei ha detto che uno dei motivi dell'elevato livello di competitività della Svizzera è il sistema di istruzione duale. Perché è necessario difenderlo?

Il sistema di istruzione duale contribuisce in modo significativo al successo economico della Svizzera ma è anche soggetto al cambiamento sociale. Una delle ragioni alla base è l'elevato flusso migratorio proveniente ad esempio dalla Germania o dalla Francia, dove il diploma di maturità dei licei è considerato più importante dell'apprendistato. In molti paesi, un corso di laurea è reputato una scelta migliore e la permeabilità del sistema di istruzione svizzero non è nota ovunque. Ma alla fine il lavoro non va solo pensato, bensì anche svolto. A mio parere, un apprendistato è almeno altrettanto valido quanto un corso di laurea. Chi segue un sistema di istruzione duale è avvantaggiato in seguito come imprenditore: queste persone conoscono il proprio settore dalle basi. 

 

Che ruolo hanno le università in Svizzera come centro di ricerca e piazza lavorativa?

Nell'ambito delle università di spicco si creano sempre cluster di industrie che trasformano la ricerca in sviluppo. È così che hanno origine i biotopi per idee e innovazione: si pensi alla famosa Silicon Valley che gravita intorno alla Stanford University a Palo Alto, in California. Anche in Svizzera si trovano dei cluster di questo tipo. Presso l'EPFL di Losanna, ad esempio, è stata creata la «Trust Valley» con competenze di spicco a livello mondiale nel campo della sicurezza digitale e della cybersecurity. Un altro esempio è il Bio-Technopark di Schlieren, un cluster di scienze della vita con numerose aziende spin-off dell'ETH di Zurigo. 

 

In quali settori attualmente si concentra il maggior «focus sull'innovazione»?

La Svizzera apporta sviluppi innovativi in tutti i settori: dalla ricerca sul cervello ai viaggi nello spazio. Nella Svizzera romanda, ad esempio, si sta conducendo una ricerca sui sensori che aiutano le persone paralizzate a muovere i muscoli, mentre nella Svizzera tedesca si stanno costruendo questi dispositivi. E presso l'Università di Zurigo è nato lo «Space Hub», dove luminari di tutto il mondo fanno ricerca su applicazioni mediche per il settore aerospaziale.

 

Negli ultimi decenni, l'industria ha delocalizzato molti posti di lavoro all'estero per motivi di costo. Questa tendenza è destinata a continuare?

Dal punto di vista delle aziende, l'esternalizzazione ha senso quando il costo salariale rappresenta una percentuale consistente dei costi di produzione, quindi nella produzione di massa. Nel caso di prodotti e servizi ad elevato valore aggiunto, i costi salariali rappresentano una quota minore dei costi complessivi. In particolare, le industrie con un elevato impegno di ricerca necessitano di esperti con conoscenze specialistiche in grado di guidare l'innovazione, costruire prototipi e renderli idonei per la produzione in serie. Alcune industrie si stanno addirittura ritrasferendo in Svizzera, ad esempio da Taiwan e dalla Cina, in modo da non essere improvvisamente tagliate fuori da tecnologie chiave in caso di crisi. È in atto un cambio di mentalità: la Svizzera vuole preservare il suo «savoir faire». 

 

E qual è la situazione delle sovvenzioni statali ai rami industriali?

La sovvenzione è un intervento nell'economia di mercato. Ritarda i cambiamenti strutturali e non è un modello sostenibile. Guardiamo alla Germania, dove l'energia eolica riceve ingenti sovvenzioni. Se le sovvenzioni vengono meno – come è già successo per la mobilità elettrica – non se ne trae più un vantaggio economico. Se un modello aziendale si basa sulle sovvenzioni, non potrà sopravvivere nel lungo termine. Il discorso cambia con la ricerca di base: per prosperare dipende dai finanziamenti statali. E questo è estremamente importante perché la ricerca è alla base della prosperità e della competitività internazionale.

Philippe Obrist

Philippe Obrist

Responsabile Clientela aziendale presso Raiffeisen Svizzera

Philippe Obrist opera nel settore finanziario da 30 anni, di cui 15 trascorsi presso UBS e cinque presso la Banque Cantonale Vaudoise di Losanna. Da luglio 2023 dirige il settore Clientela aziendale Raiffeisen Svizzera in tutta la Svizzera, contribuendo a consolidare e ad ampliare ulteriormente le relazioni con circa 220'000 aziende svizzere.

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