Il parere dell'economista capo di Raiffeisen
23.04.2025

Fredy Hasenmaile
Economista capo di Raiffeisen
Tutto sotto controllo?
Anche quest’anno ci siamo ormai lasciati la Pasqua alle spalle. Il temuto collo di bottiglia dell’approvvigionamento di uova in Svizzera non si è verificato. Va tutto bene, quindi? Non esattamente. Negli Stati Uniti le uova continuano a scarseggiare e ad avere prezzi esorbitanti sugli scaffali, in quanto oltreoceano si sta diffondendo l’influenza aviaria. Per le persone il pericolo è attualmente esiguo, ma la situazione potrebbe presto finire fuori controllo.
Influenza aviaria – una minaccia da non sottovalutare
Il virus dell’influenza aviaria è tutt’altro che uno sconosciuto: è infatti in circolazione ormai da decenni, dapprima in Asia e ora anche in Europa e Nordamerica. Il virus H5N1 dell’aviaria rientra tra i ceppi influenzali più pericolosi, poiché possiede un elevato potenziale di mutazione. Il rischio di pandemia risulta quindi maggiore rispetto ad altri virus influenzali. Il virus H5N1 ha la sua origine naturale tra gli uccelli selvatici ma passa anche ad altri animali, in particolare ai volatili da cortile come polli e anatre. Da alcuni anni la situazione è in peggioramento, in quanto si registrano sempre più spesso casi di trasmissione ai mammiferi e, in rari episodi, anche agli esseri umani.
In Svizzera per ora solo casi isolati
Dal 2003 al 2024, 24 Paesi hanno notificato all’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) 954 casi confermati di influenza aviaria negli esseri umani. Quasi la metà di queste persone, ovvero 464, è deceduta. Gli esperti presumono un elevato numero di contagi occulti, pertanto il tasso di mortalità dovrebbe essere in realtà nettamente più basso. A tale riguardo manca, tuttavia, qualsiasi forma di stime attendibili. La maggior parte dei decessi è avvenuta prima del 2014 e riguardava soprattutto Paesi asiatici, dove molte persone vivono a stretto contatto con i volatili da cortile. In Svizzera, invece, per quanto il virus sia stato rilevato relativamente spesso negli uccelli selvatici, il numero degli episodi di contagio negli allevamenti avicoli è limitato a tre. In caso di focolai le autorità intervengono in modo rigoroso, ordinando l’abbattimento di tutti gli animali e la definizione di zone di protezione e di sorveglianza.
Diffusione negli Stati Uniti
A fine 2021 il virus è approdato negli USA, dove a febbraio 2024 negli Stati federali di Texas, Kansas e New Mexico ha compiuto per la prima volta un salto di specie del tutto sorprendente dagli uccelli ai bovini. Da allora la presenza del virus viene riscontrata con frequenza sempre maggiore nei mammiferi, e segnatamente anche negli esseri umani. Le indagini hanno riscontrato che il virus era presente nel latte delle mucche infette, con un conseguente rischio potenziale di trasmissione. Gatti e topi sono stati contagiati a seguito del consumo di latte crudo e sono morti. Inoltre, sono stati documentati casi di contagio di esseri umani dovuto al contatto con animali infetti. Una diffusione del virus tra i mammiferi risulta più pericolosa per la salute umana, in quanto ogni infezione accresce la probabilità di una mutazione del virus stesso. Attraverso il passaggio intermedio da un vettore mammifero, il virus può adattarsi meglio alle cellule umane e trasmettersi quindi da persona a persona. Fortunatamente, fino ad oggi questo scenario non si è ancora verificato.
Misure per il contenimento dell’influenza aviaria
In considerazione dell’elevata capacità di mutazione sarebbe necessario arrestare quanto prima la diffusione del virus. Nonostante esista un vaccino specifico contro l’H5N1, finora negli Stati Uniti non se ne è fatto ancora uso. Uno dei motivi è da ricercarsi nel fatto che molti accordi commerciali vietano l’esportazione di animali vaccinati. Gli interessi economici bloccano quindi un’importante misura di protezione. Le autorità puntano piuttosto su monitoraggio, isolamento degli animali infetti e campagne di informazione per gli allevatori. Inoltre, si investe nella ricerca nel campo dei vaccini. Gli esperti obiettano tuttavia che le misure non sono sufficientemente coordinate e vengono attuate in modo inadeguato. Molti allevatori sono restii a sottoporre i propri animali ai test per paura di perdite economiche e danni alla reputazione. Questa titubanza mina però l’attività necessaria e impellente di controllo del virus.
Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani sempre più bersaglio di critiche
Da quando Robert F. Kennedy Jr., un dichiarato nova, è stato nominato ministro alla sanità a febbraio 2025, le critiche continuano ad aumentare in modo esponenziale. A polarizzare l’opinione pubblica sono state in particolare le dimissioni imposte a Peter Marks, uno dei massimi esperti di vaccini della Food and Drug Administration (FDA) che aveva contribuito in misura determinante alla messa a punto del vaccino contro il coronavirus. Marks si era fermamente opposto alle asserzioni scientificamente infondate del ministro. Ulteriori critiche sono scaturite anche dalla proposta di Kennedy di far circolare liberamente il virus negli allevamenti per individuare e selezionare gli esemplari dotati di resistenza naturale. Nonostante in rari casi vi siano effettivamente polli con una certa immunità, gli esperti avvertono che puntare sulla selezione naturale è negligente e pericoloso, soprattutto in presenza di un virus che si diffonde in modo così rapido e può essere altamente letale.
Gli errori del passato rischiano di ripetersi
Durante la pandemia da coronavirus gli Stati Uniti avevano registrato uno dei più alti tassi di mortalità pro capite. Un intervento tardivo e troppo esitante nonché una comunicazione poco efficace sono stati i principali errori alla base di oltre 1,2 milioni di decessi da Covid negli USA. Ebbene, oggi simili carenze e ritardi sembrano ripetersi. Le autorità americane hanno imposto solo a fine aprile 2024 l’effettuazione di test sulle mucche da latte trasportate oltre i confini interstatali. Ma a quel punto i focolai si erano già diffusi in altri sette Stati federali. Il virus H5N1 che circola negli USA tra i bovini da latte è già mutato a tal punto da riuscire a infettare le cellule umane con efficacia nettamente maggiore. Il licenziamento di migliaia di funzionari del sistema sanitario e le limitazioni poste alle campagne vaccinali sollevano ulteriori dubbi circa le capacità del Dipartimento della Salute statunitense di riuscire a reagire in modo efficace ai rischi dell’influenza aviaria. Chissà se Kennedy è a conoscenza del fatto che la devastante epidemia di influenza spagnola all’inizio dello scorso secolo era stata causata da un virus aviario adattatosi all’uomo?

Fredy Hasenmaile
Economista capo di Raiffeisen
Fredy Hasenmaile è economista capo e responsabile dell'Economic Research di Raiffeisen Svizzera dal 2023. Insieme al suo team, Fredy Hasenmaile analizza gli sviluppi globali e nazionali dei mercati finanziari ed economici. Rientra nei suoi compiti quello di interpretare gli eventi in ambito economico e di formulare previsioni sui principali indici economici.
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