Nuovo decennio, dieci (1 – 10) vecchie questioni

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Edizione 08.01.2020 – Il parere dell'economista capo di Raiffeisen

Martin Neff – Economista capo di Raiffeisen
Martin Neff – Economista capo di Raiffeisen

A ogni inizio anno sentiamo parlare di tutte le cose che cambieranno. In realtà, solo il cielo sa quello che ci attende realmente per il 2020. È tuttavia possibile presupporre con buona ragionevolezza che anche nel nuovo decennio dieci questioni continueranno ad accompagnare fedelmente noi e la nostra economia.

Innanzitutto troviamo questa ragazzina proveniente dalla Svezia, che già lo scorso anno ha messo noi adulti davanti a questo o quel dilemma. Le domande scomode (1) della giovane Greta sono destinate a imperversare anche nel 2020, sollevando discussioni in seno alle famiglie (ma non solo lì) circa la liceità di prenotare ancora un volo a corto raggio per una gita nel weekend sentendosi comunque la coscienza a posto – la cosiddetta «flight shame». E se poi come meta della nostra gita scegliamo Barcellona o Venezia, si pone anche la problematica del sovraffollamento turistico («overtourism») (2). Ma sotto questo aspetto non è necessario andare lontano: basta dare un'occhiata in casa nostra a Interlaken, Lucerna o nel comprensorio del Titlis. Lo scorso anno ab-biamo avuto una piccola anticipazione degli scenari che rischiamo di dover affrontare in futuro, quando l'azienda cosmetica Jeunesse Global ha depositato in un sol colpo a Lucerna 4000 visitatori cinesi da 95 autobus gran turismo – dimensioni da crociera, ormai. Nel complesso, la comitiva comprendeva 12 000 persone, che hanno dovuto essere pilotate come una mandria attraverso le principali attrazioni turistiche della città. Non è escluso che Donald Trump (3) possa twittare la propria opinione anche su questo argomento, ma di sicuro il presidente statunitense creerà ancora scompiglio sullo scacchiere internazionale – come del resto ha già avuto modo di dimostrare a inizio anno con l'uccisione del generale iraniano Suleimani. E di sicuro la cosa non si fermerà qui, in quanto Trump è alla ricerca di notizie positive a breve termine e andrà deliberatamente a invischiarsi in ulteriori pasticci. Nel nuovo anno anche la polveriera del Medio Oriente (4) campeggerà su tutte le prime pagine. La guerra in Siria entra nel suo decimo anno, in Yemen nel quinto; Israele preferirà proseguire imperterrito la propria controversa politica di insediamento piuttosto che cercare un benché minimo avvicinamento con i palestinesi.

In Europa la presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen farà di sicuro varie cose in modo diverso rispetto al suo predecessore – come ad esempio una prossima visita nel Regno Unito, che Juncker aveva invece scrupolosamente evitato – ma nel Vecchio Continente le cose non andranno comunque meglio. Un'Europa unita (5) è oggi ancora tanto lontana quanto quasi dieci anni fa, quando era scoppiata la crisi del debito. È proprio questa la parola chiave con cui possiamo rivolgere la nostra attenzione all'economia. L'esorbitante debito pubblico (6) resta in cima all'agenda politica, ma il mondo politico sembra non curarsene minimamente. Ma finché i mercati finanziari rimarranno inerti davanti all'attuale immobilismo o addirittura applaudiranno se il debito sfugge ulteriormente di mano (come dopo il varo della riforma fiscale negli Stati Uniti), nessun governo porterà avanti seriamente il consolidamento delle finanze pubbliche. La politica continua a sognare un boom dell'economia mondiale e una ripresa dell'inflazione – il mezzo collaudato e indolore per ridurre in una certa misura il debito pubblico reale. Ma per tutto questo la debole crescita globale (7) non sarà sufficiente anche nel 2020. Infatti anche nel nuovo anno la crescita sarà perlopiù in linea con quella piuttosto stentata del 2019. Forse pian pianino dovremmo iniziare ad accarezzare l'idea di fare sul serio e misurare il nostro benessere in modo diverso rispetto a quanto facciamo oggi con un sistema di contabilità nazionale ormai obsoleta. Lo stesso vale per l'inflazione (8), che anche nel 2020 non merita più questo nome, in quanto i prezzi (misurati) praticamente non aumenteranno, come del resto hanno fatto in tutto il decennio precedente. E così la strada appare ulteriormente spianata per i tassi d'interesse prossimi allo zero (9) in tutto il mondo. Per la Svizzera ciò non significa nemmeno zero: anche nei prossimi anni non riusciremo infatti a scrollarci di dosso i tassi negativi (10), in quanto nel 2020 ancora una volta i banchieri centrali non si interrogheranno con spirito critico per comprendere se la loro politica monetaria espansiva è realmente funzionale allo scopo prefissato oppure non porti piuttosto a effetti collaterali indesiderati. Ma nel 2020 una cosa è davvero destinata a cambiare, almeno per noi in Europa: la formula di svolgimento dei Campionati europei di calcio, che per la prima volta si terranno in 12 diversi Paesi. Si giocherà tra l'altro sui cam-pi di Baku e di Bilbao – a una distanza oltre 60 ore di auto o 5500 chilometri. Si può essere certi che un evento con un tale grado di pendolarismo internazionale non farà di sicuro piacere a Greta.