Edizione 23.01.2020 – Il parere dell'economista capo di Raiffeisen
Il mio diciottesimo compleanno è stato un evento memorabile sotto molteplici punti di vista. Finalmente ero maggiorenne. E munito di tutti i diritti e doveri di un cittadino medio capace di intendere e di volere. Soprattutto, adesso potevo guidare l'auto – cosa che ai tempi della mia gioventù era il sogno per antonomasia di ogni giovane maschio. Ma tra il sogno e la realtà si frapponeva un ostacolo insormontabile, ovvero la questione finanziaria. Con la mia paghetta di allievo delle scuole superiori senza fonti di reddito non potevo certo permettermi di comprare un'auto, né tantomeno di mantenerla.
Quando c'era nell'aria la probabilità di un giretto, mi rivolgevo quindi ad amici e conoscenti in possesso di un mezzo con quattro ruote e uno sterzo per partire che mi lasciassero guidare. Anche un mio compagno di classe aveva già un'auto – presa a credito, e con i modesti guadagni raggranellati con vari lavoretti occasionali riusciva a stento a tenere dietro alle rate. Spesso si trovava con l'acqua alla gola e la banca gli stava sempre con il fiato sul collo, ma in garage aveva una macchina tutta sua. Per quanto ne volessi una anch'io, lo stress per averla non valeva l'appagamento del mio sogno giovanile. Nella mia famiglia, fare debiti era un tabù. A casa mia si diceva infatti che chi vuole permettersi qualcosa deve prima mettere da parte il denaro necessario. Oggi stesso, il solo pensiero di avere dei debiti instilla in me una sensazione di disagio. Ed è con questi valori che sono cresciuto.
In occasione del diciottesimo compleanno del figlio più grande dei nostri vicini, ad attenderlo fuori dalla porta c'era una Porsche Macan nuova fiammante. Il padre, che peraltro non proviene nemmeno da una famiglia così altolocata, ha preso in leasing il potente mezzo per il suo rampollo sottolineando che, si badi bene, chi al giorno d'oggi non si indebita fa un torto a se stesso. Il vicino ha poi affermato con orgoglio che l'intero parco veicoli della famiglia è finanziato a credito: la sua Porsche, l'Harley e la Mini della moglie – e il tutto a condizioni semplicemente imbattibili. E, sempre vantandosi, il vicino ha affermato che in realtà non dovrà praticamente mai rimborsare il credito, in quanto troverà sempre una banca disposta a subentrare a quella attuale. Nella sua tronfiaggine probabilmente ha un po' bluffato, ma nella storia ci sono anche molti spunti di verità. Certo, i crediti non si ricevono ancora gratis, ma mai come oggi nella storia dell'umanità è stato facile ottenere del denaro in prestito. E poiché lo scenario attuale ormai da tempo non costituisce più una situazione di eccezionalità, subentra gradualmente uno stato di assuefazione. I concetti di «virtù» del risparmio e «dissennatezza» dell'indebitamento sono stati letteralmente ammorbiditi da un'ondata di liquidità di portata gigantesca e all'apparenza interminabile. Chi oggi in Svizzera compie 18 anni conosce i tassi a lungo termine del 3 % tutt'al più dai racconti della propria infanzia: aveva infatti poco meno di sei anni quando questo livello di tassi si è palesato per l'ultima volta – concretamente negli anni 2007/2008. Per ogni teenager oggi la normalità consiste invece in tassi pari a zero o negativi. Per lui la parola «risparmio» è quasi un concetto alieno; di sicuro è di scarso interesse e comunque del tutto inutile, visto che si può consumare già oggi in modo quasi gratis tutto quello che in realtà ci si potrebbe permettere soltanto domani. Così i teenager del 2020 crescono con questi concetti ben inculcati nella mente.
Ma la politica monetaria non ha ammorbidito soltanto i mercati, che oggi presentano un rapporto di assoluta dipendenza dal denaro a basso costo: pian piano essa modifica anche il nostro atteggiamento nei confronti di denaro, risparmio e debiti. Mentre i più anziani di noi scuotono imperterriti il capo in quanto non capiscono che l'indebitamento ormai non è più un tabù e che il risparmio è invece una specie in via di estinzione, per i giovani il mondo a tasso zero rappresenta l'unica realtà nota – per il semplice fatto di non aver mai avuto a che fare con qualcosa di diverso. Per loro indebitarsi è del tutto normale, anzi è proprio conveniente. A ciò si aggiunge il fatto che, palesemente, i crediti non sono più concepiti per essere rimborsati, peraltro alla luce del buon esempio dato in modo piuttosto spudorato dagli Stati. Per quanto «noi anziani» possiamo mettere in guardia le giovani generazioni, è tutto inutile se i governi e i Paesi industrializzati tracciano con tanta veemenza la strada che i «giovani» devono seguire: gestire le proprie finanze in modo tutt'altro che oculato e riuscire comunque a ottenere crediti, senza dover peraltro pagare praticamente interessi sugli stessi. In futuro ogni nuova generazione erediterà una montagna di debiti sempre più alta, e nessuno se ne curerà più di tanto. Infatti, proprio grazie alla crescita esponenziale del debito prima o poi tutti i problemi verranno spazzati via. Basti pensare alla Grecia. Attualmente il Paese ellenico può prendere in prestito denaro dal mercato per una durata di dieci anni a poco meno dell'1,4 %, addirittura meno dell'Italia. Ma soltanto pochi anni fa non si diceva che la Grecia era praticamente in default? E adesso i greci ricevono crediti a condizioni che in passato anche i debitori con i rating più virtuosi non avrebbero osato sognare. Anzi, oggigiorno gli emittenti di debito migliori ricevono addirittura degli interessi se assumono dei crediti. La nuova politica monetaria, detta «non convenzionale», ha meritato a tutti gli effetti questo nome. Rompe infatti i ponti con le vecchie convenzioni e crea nuove realtà. E una di queste recita: i crediti non devono essere rimborsati. In caso di estrema necessità, ci sarà sempre una banca centrale a rilevarli, qualora divengano inesigibili. Oggi questa perla di saggezza viene messa già nella culla ai teenager di domani. Ecco: debito e risparmio sotto una luce completamente nuova.